Dolore muscolare dopo l’allenamento? La colpa non è dell’acido lattico.

Sintomi come dolore spontaneo ed alla palpazione , a volte anche gonfiore del muscolo , possono presentarsi poche ore dopo l’allenamento intenso.

Il dolore è presente in movimenti sia passivi che attivi e si ha la sensazione che il muscolo sia debole?

Solitamente si da colpa all’acido lattico , caro lettore possiamo dirti che fino ad oggi ti hanno preso in giro, ti consigliamo di cambiare palestra perché lo staff che ti ha dato questo consiglio non è molto preparato.

Molti sono gli atleti che soffrono di questo problema, forti dolori muscolari dopo  post allenamento.

La causa di questo dolore è portata dal fatto che nel muscolo si presentano evidenti alterazioni sotto forma di danni tissutali a livello degli elementi che compongono la fibra muscolare entro 2-7 giorni dall’allenamento.

Queste lesioni sono state messe in relazione alla rigidità dell’allenamento e solitamente scompaiono con il riposo o con un lavoro organizzato e preciso di intensità bassa.

Le componenti muscolari non contengono organi sensitivi e non causano esse stesse dolore, tuttavia quando sono danneggiate, è interessata anche la membrana della cellula ed esiste la possibilità di una rottura dei capillari muscolari. Queste alterazioni causano un aumento della pressione e limitano il flusso di ematico, può comparire gonfiore con conseguente aumento della rigidità e dolore.

Caro lettore ti consiglio alcuni accorgimenti per risolvere il problema:

parlare con il tuo persona trainer e cambiare il programma di allenamento;

l’intensità dell’allenamento deve essere incrementata con gradualità;

movimenti dolci accompagnati da trattamenti di calore e qualche massaggio aiutano a tornare in forma.

Occhio al doping, ti rovina la vita

doping palestra guidonia

Agenti anabolizzanti, modulatori degli ormoni e diuretici: sono queste le sostanze dopanti più utilizzate anche a livello dilettantistico e amatoriale e da giovanissimi. Roberta Pacifici dell’Iss mette in guardia sui rischi per la salute

Il tema del doping e di conseguenza quello dei controlli è ricorrente nello sport professionistico. Si parla meno invece di ciò che è necessario fare per informare i più giovani sui rischi di questo tipo di pratiche, diffuse anche in ambito dilettantistico e perfino amatoriale.

Ce ne parla Roberta Pacifici, direttore della Farmacodipendenza, tossicologia e doping dell’Istituto superiore di sanità che ci fornisce inoltre un quadro generale sulla situazione e sulle sostanze maggiormente utilizzate in Italia.

Qual è la situazione del doping nel nostro Paese? La legge 376 del 2000 ha istituito presso il Ministero della salute una commissione che si occupa da molti anni di testare la diffusione del fenomeno del doping in ambito amatoriale. I dati che abbiamo a disposizione ci dicono che la prevalenza di positività in questi ambiti non è mai scesa sotto il 2%. Abbiamo avuto punte che hanno superato il 4%. Una positività che ritroviamo in tutti gli sport ma ce ne sono alcuni per cui la prevalenza è maggiore come il ciclismo. E si riscontra prevalentemente negli uomini.

Quali sono le sostanze maggiormente utilizzate? Sono gli agenti anabolizzanti, modulatori degli ormoni e diuretici. Questo è preoccupante sul versante della salute perché stiamo parlando di prodotti che hanno effetti collaterali molto gravi.

I controlli sono in grado di intercettare questo tipo di doping? Sì, i controlli ad oggi possono intercettare queste sostanze, e parliamo di agenti anabolizzanti come il testosterone, tutti i suoi derivati e le sostanze che in qualche modo sono in grado di aumentare la massa muscolare e diminuire quella magra, aumentando inoltre la resistenza alla fatica. Gli effetti collaterali dipendono molto dall’età e dal genere del consumatore. Nel maschio che ne fa utilizzo in età prepuberale abbiamo il blocco della crescita delle ossa lunghe mentre nelle donne c’è quella che viene chiamata in gergo la virilizzazione a cui si accompagnano la soppressione della funzione ovarica, l’atrofia delle ghiandole mammarie e tutta una serie di effetti collaterali importanti a livello endocrino e anche cardiovascolare. Nel maschio l’utilizzo è particolarmente grave perché porta ad atrofia testicolare, ipertrofia prostatica, azospermia, impotenza e anche a ad alcune patologie a carico del fegato fino ad arrivare al cancro.

L’educazione dei ragazzi in tal senso può servire? Bisogna lavorare moltissimo sul versante dell’informazione e della formazione. Si deve far comprendere quanto siano gravi gli effetti collaterali e quanto sia importante accompagnare un’attività fisica a un corretto stile alimentare. La dieta mediterranea è in grado di sopperire a qualsiasi esigenza di qualsiasi sforzo fisico per cui non c’è bisogno di cercare aiuti in sostanze chimiche e in prodotti che nella maggior parte dei casi arrivano dal mondo farmacologico, e che vengono utilizzati per indicazioni terapeutiche molto gravi. Queste sostanze non devono essere assunte da una persona sana.

Nelle scuole si fa informazione su questo tema? Ci sono stati dei programmi che lo stesso Ministero della Salute e la Commissione di Vigilanza hanno finanziato proprio per informare e formare all’interno delle scuole e nelle palestre, luoghi sensibili a questo problema. E’ importante investire in una metodologia corretta perché sappiamo che spesso la semplice informazione accompagnata anche da dati allarmistici non ha grande presa sui giovani. La metodologia dell’educazione fra pari invece è quella più efficace. Ma lo è anche la testimonianza di personaggi famosi che pubblicizzano uno stile di vita sano. Queste sono le strategie su cui bisogna investire molto. Qualcosa è stato fatto ma non bisogna abbassare la guardia.

Per maggiori informazioni potete chiamare il Telefono Verde Anti-Doping 800 896970, il servizio telefonico gratuito messo a disposizione dall’Istituto Superiore di Sanità. E’ anonimo e gratuito per l’utente, ed è attivo dal lunedì al venerdì dalle ore 10.00 alle ore 16.00.

(articolo originale di Alessandro Lettieri)